CAI 520 e i «Fior di Cristallo»

Quello intrapreso sabato scorso è stato un sentiero in una zona che, da molto tempo, avevo voglia di percorrere: i monti che la caratterizzano hanno sempre rappresentato per me una sorta di barriera, non solo visiva, una demarcazione di un «confine invalicabile» geografico, fisico e psicologico, un «limite» imposto al mio «orizzonte» dalla forza dell’abitudine.

Avevo l’intenzione ardente di conquistare quella zona, vincere l’avversario che era in me e, quindi, superare quel «limite».

Mi sono informato di quali percorsi seguire e quali fossero le caratteristiche di ciascuno: ho scelto il sentiero 520, che si snoda sulla cresta della prima fase del vulcano laziale.

Il sentiero, classificato con difficoltà E, parte da Via dei Laghi per arrivare alla base del Maschio d’Ariano, circa 6.5 km; poi, da qui, per arrivare sulla vetta, si sale per un altro chilometro e mezzo.

Percorrere questo sentiero in solitudine è stato come intraprendere un viaggio nel mio «Io» più profondo, il paesaggio circostante e la natura del sentiero hanno favorito questo passaggio-trasposizione: presentarvi questo cammino fisico sarà come descrivervi, invece, il mio percorso introspettivo per il superamento del limite auto-imposto.

Il sentiero inizia, come dicevo, da Via dei Laghi con una piccolissima piazzola dove ho potuto parcheggiare, da lì ci sono circa 400 m di dislivello fino al picco più alto del Monte Peschio, a 4 km dalla partenza.

Inizialmente il sentiero è una strada battuta molto larga fino al raggiungimento del secondo cancello, dopodiché si entra nel bosco e si fa sempre più stretto.

Il tratto intermedio è un tratto di strada ciottolosa e, a volte, si incontrano gradoni di roccia.

Fin qui, il sentiero è tutto in salita.

La prima sosta che ho effettuato, è stata nei pressi di uno slargo panoramico, in vetta al Maschio d’Artemisio, dove mi sono potuto riposare e godere del paesaggio.

Da qui, il sentiero, costeggiando per un lungo tratto un muretto fatto di massi, penetra nel bosco e percorrendolo si arriva prima a Monte dei Ferrari e poi a Monte Peschio, vetta più alta della catena.

Nonostante le temperature non fossero così basse, il fondo del sentiero era comunque ghiacciato, e questo ha permesso che venissero fuori dal terreno sporgenze, costruzioni, sculture in ghiaccio che non avevo mai visto.

Dal Maschio d’Artemisio fino a Monte Peschio , il percorso in cresta permette, tra gli alberi, di vedere su entrambi i lati paesaggi fantastici: da un lato Monte Cavo e la sua catena della II fase del Vulcano Laziale, la pianura dei campi del Vivaro e Rocca Priora, mentre dall’altra è possibile vedere Velletri, Lariano, la pianura di Latina, l’Appennino dei Monti Lepini, e poi scendendo verso il mare si scorge fino al Monte Circeo e oltre l’Isola di Ponza.

Per raggiungere il Maschio d’Ariano, si deve scendere dal Monte Peschio, per poi risalire in vetta.

Andando più avanti, una cosa che mi ha colpito di questo sentiero è stata la presenza di cespugli di pungitopo che formavano piccole siepi ornamentali, quasi delimitassero le aiuole di un giardino.

Come dicevo mi sono spinto oltre il 520 per raggiungere la vetta del Maschio d’Ariano, seguendo un sentiero che tra l’altro costeggia alcune rovine della chiesa di San Silvestro. Sulla vetta il panorama è indescrivibile e lo si può ammirare a 360° .